Io leggo l'etichetta

Conad lancia raccolta firme per una proposta di legge che ripristini l’obbligo di indicazione dello stabilimento di produzione in etichetta

Durante la tavola rotonda sull’obbligatorietà negata in etichetta dello stabilimento di produzione svoltasi all’interno della quinta edizione di Green Retail Forum & Expo 2015 organizzata da Domenico Canzoniero, tenutosi alla Fabbrica del Vapore a Milano a cui ho partecipato insieme a Vito Gulli Generale Conserve, Francesco Pugliese AD di Conad, Mario Gasbarrino AD Unes, Eleonora Graffione AD Coralis,  Giorgio Santambrogio AD Gruppo VéGé, Beniamino Casillo  Gruppo Casillo, si è posto l’accento sulla necessità di attuare azioni concrete per rompere il silenzio della politica e farla agire. E la notizia è che Conad si prepara a raccogliere 50.000 firme per una proposta di legge che ripristini una volta per tutte l’obbligo in Italia. E’ la giusta direzione.

Nessun politico dirà mai di essere contrario alla trasparenza sui prodotti…ma il silenzio di questi mesi mi fa pensare a interessi industriali che fanno pressioni sui politici italiani affinché non facciano nulla.

La questione di un’etichetta trasparente continua ad essere importante e una priorità in un momento in cui la legge UE 1169/2011 non pone più come obbligatorio l’indicazione dello stabilimento di produzione, avendo di fatto abrogato la legge italiana 109/92 .

Il problema non è banale anche se tocca un aspetto specifico dell’etichettatura, perché ha un impatto notevole nella fase di decisione dell’acquisto per il consumatore che senza questa indicazione può essere confuso.

Non dire il luogo esatto di produzione per il consumatore che legge ad esempio “Prodotto in UE” significa negargli la conoscenza, significa che deliberatamente il produttore/distributore vuole nascondere quella informazione. Perché?

Le risposte possono essere molteplici ma sicuramente alla base ti tutto ci sono interessi economici, delocalizzazioni, subappalti.

E’ il mondo dell’industria ancora di più che il mondo della distribuzione sul tema trasparenza dello stabilimento produttivo spaccato. Su tante richieste per firmare la petizione “Nessuno tocchi l’indicazione dello stabilimento di produzione sull’etichetta” il silenzio è stato prevalente da parte dell’industria.
Sono tanti gli stratagemmi che trova l’industria pur di non dire dove produce un prodotto e lo dimostra il fatto che quando la GDO obbliga a scrivere il sito produttivo…alcune marche per non far sapere che sono loro a produrre un determinato prodotto Private Label registrano nuove regioni sociali…così sull’etichetta non ci sarà scritto il loro nome. Stratagemmi appunto per far sapere al consumatore sempre meno.

La battaglia a livello legislativo si pone sul tema del diritto: ha o non ha il consumatore di sapere il luogo esatto di produzione di un determinato prodotto? La politica fino ad adesso è stata troppo silente… sono passati mesi dal 12 Febbraio 2015 data dall’annuncio del Ministero dello Sviluppo Economico dopo un tavolo di lavoro con il Ministero dell’Agricoltura, Federalimentare, Federdistribuzione, Coldiretti “I partecipanti all’unanimità hanno confermato l’importanza dell’indicazione della sede dello stabilimento di produzione nell’etichetta e hanno condiviso l’opportunità di verificare presso l’Unione europea un percorso in grado di assicurare la sua obbligatorietà anche a livello nazionale in un quadro di certezza e stabilità giuridica per le imprese.”

Ora basta. Ottimo il segnale di Conad che si impegna in prima linea in questa battaglia, preparandosi a roccogliere 50.000 firme necessarie per una proposta di legge. Vedremo se anche altri marchi della GDO e dell’industria si impegneranno in questo senso nella raccolta firme.

Nell’attesa del ritorno all’obbligatorietà intanto già oggi i firmatari della nostra petizione “Nessuno tocchi l’indicazione dello stabilimento di produzione sull’etichetta” continuano a scrivere lo stabilimento di produzione sui propri prodotti. Ciò significa essere trasparenti con il consumatore andando oltre i limiti di una legge troppo vaga e generica sulla questione del CHI e DOVE viene fatto un prodotto..una legge che chiaramente fa gli interessi di chi vuole tenere il consumatore all’oscuro di queste informazioni.

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