Liberalizziamoci: la raccolta firme per avere anche i farmaci di fascia C in parafarmacia
Le ultime vere liberalizzazione in Italia le ha fatte Pierluigi Bersani allora Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Prodi II che riuscì a lanciare la vendita dei farmaci da banco nelle parafarmacie, abolire i costi di ricarica telefonica, e introdusse le surroghe bancarie per i mutui. Tutte novità che hanno aiutato i consumatori consentendo di risparmiare non pochi soldi. Da allora più nulla di rilevante. Eppure l’Italia è un Paese affamato di liberalizzazioni o meglio i cittadini ne hanno bisogno mentre per le caste rappresentano un incubo da scongiurare con ogni mezzo.
Tempo fa abbiamo fatto vedere come è possibile risparmiare sull’acquisto di farmaci da banco acquistandoli in paramarcia. Lo stesso potrebbe avvenire se potessimo acquistare in parafarmacia i farmaci di fascia C, ma per far questo c’è bisogno di una nuova liberalizzazione che prosegue sulla strada della vecchia.
A Francesco Pugliese Amministratore Delegato di Conad le liberalizzazioni stanno a cuore, “perché vanno nella direzione dell’interesse stesso dei cittadini”. Ed è infatti proprio Conad ad aver lanciato la campagna con raccolta firme www.liberalizziamoci.it per difendere il diritto alla libera concorrenza del settore. Già sono oltre 50.000 le firme dei cittadini raccolte che chiedono una nuova vera liberalizzazione nel settore farmaceutico.
“Ad oggi il quadro che emerge è desolante, è quello di un Paese in ostaggio di potenti lobby che cercano esclusivamente di assicurare, a qualunque prezzo, la propria sopravvivenza a detrimento degli italiani”. Il problema non è di poco conto, soprattutto in una fase economica di lenta ma progressiva crescita come quello che stiamo vivendo. “L’apertura dei mercati e il completamento delle liberalizzazioni – sottolinea Francesco Pugliese – sono occasioni per promuovere lo sviluppo dell’economia nazionale, far nascere nuove imprese, creare nuova occupazione e assicurare vantaggi ai cittadini (convenienza e servizi). A costo zero per lo Stato e la Pubblica amministrazione”.
L’esperienza di Conad insegna. Il gruppo ha aperto la prima parafarmacia nell’ottobre 2006, nell’ipermercato di Modena. In poco meno di dieci anni le strutture sono diventate 97, registrando performance importanti: 3,7 milioni di clienti all’anno, un giro di affari di oltre 50 milioni di euro nel 2014, circa 350 farmacisti impiegati e una oggettiva convenienza per clienti. Convenienza che si esplica nei numeri: 10 milioni di euro/anno, con un risparmio medio del 20% rispetto al canale tradizionale. Gli sconti sui farmaci spaziano tra il 15 e il 40%, a cui si aggiungono le costanti attività promozionali su centinaia di prodotti di uso frequente. Conad apre in media 15 nuove parafarmacie all’anno in tutto il territorio nazionale con un’offerta di 5mila prodotti delle principali categorie tradizionalmente vendute in farmacia: oltre 500 farmaci da banco, non soggetti a prescrizione medica, omeopatici e veterinari con e senza ricetta, migliaia di prodotti delle migliori marche per la cura della persona, un’ampia selezione di integratori e rimedi naturali per le esigenze.
Numeri, quelli del gruppo guidato da Pugliese, che rendono bene l’idea di che cosa significa concretamente liberalizzare. Proprio per questo motivo la decisione del governo preoccupa molto il manager dal momento che “non aiuta l’Italia e non aiuta i cittadini”. “Dopo le tasse i tanti tributi locali – spiega l’ad -, anche le mancate liberalizzazioni pesano sulle tasche degli italiani, alla prese con un bilancio familiare difficile da far quadrare”.
Non a caso, fa notare Pugliese, se la liberalizzazione del mercato farmaceutico avesse interessato anche la vendita di medicinali a totale carico del cittadino – la cui spesa annua ammonta a 6,6 miliardi di euro ed è composta soprattutto da farmaci di classe C con obbligo di ricetta medica le cui vendite valgono 3 miliardi di euro, l’11% della spesa farmaceutica totale (fonte: Rapporto OsMed 2014) -, i cittadini avrebbero potuto risparmiare oltre un miliardo di euro all’anno, in un comparto che pesa il 30% in più rispetto ai farmaci di automedicazione già liberalizzati. “Sarebbe stata un’importante boccata di ossigeno”, osserva l’ad. “Invece, ancora una volta, si è preferito tutelare alcune categorie che, forti di posizioni acquisite quanto, per loro, irrinunciabili, hanno interessi che non sono certo quelli dello sviluppo e della crescita del Paese”. Liberalizzare il mercato è tutt’altra cosa, conclude Pugliese: “Significa estendere la vendita dei farmaci di fascia C alle parafarmacie e ai corner della grande distribuzione, superare la pianta organica, adeguare l’orario di apertura delle farmacie a quello delle parafarmacie”.
Firma anche tu per poter acquistare i farmaci di fascia C in parafarmacia.
Fonte: Repubblica Economia
TESTO DELLA PETIZIONE
Petizione per la liberalizzazione
di farmaci di fascia C
Al presidente del Consiglio
Matteo Renzi
alla ministra della Salute
Beatrice Lorenzin
alla ministra dello Sviluppo economico
Federica Guidi
Signor presidente, signore ministre,
ogni anno le famiglie italiane spendono 3 miliardi di euro per l’acquisto di farmaci di fascia C, per i quali è necessaria la prescrizione medica, ma è esclusa la copertura del Servizio Sanitario Nazionale.
Se questi farmaci non mutuabili fossero venduti anche nelle parafarmacie – dove è già d’obbligo la presenza di un farmacista – si determinerebbe “un incremento delle dinamiche concorrenziali nella fase distributiva, con indubbi benefici per i consumatori”, come sottolineato dall’Antitrust.
È quanto è già accaduto con i farmaci da banco, il cui prezzo, dopo le prime timide liberalizzazioni, è diminuito in tutti i canali.
Chiediamo dunque che il Governo intervenga al più presto con un provvedimento di liberalizzazione, che consenta anche alle parafarmacie la vendita dei farmaci di fascia C con ricetta, nell’interesse di molti:
– di tutti i cittadini, che ne sostengono l’intero costo e che potranno così beneficiare di un calo dei prezzi;
– dei farmacisti, i quali hanno diritto ad un riconoscimento della dignità della professione svolta anche in parafarmacia;
– delle parafarmacie e degli operatori del settore, che debbono poter competere a condizioni eque in un mercato concorrenziale, aperto e dinamico;
– dell’intero Paese, che ha bisogno di crescere, di creare posti di lavoro e di progredire, abbandonando logiche che antepongono l’interesse di pochi ai diritti di molti.