I pasticceri sui dolci di carnevale: “Gli originali sono fritti, al forno non esistono”
I dolci di carnevale originali sono fritti e non al forno: le diciture sulle etichette fatti al forno servono solo per conquistare consumatori che cercano dolci light. I pasticceri padovani difendono i loro dolci tipici del periodo che in questa regione sono detti galani o crostoli e forse ai più sono noti come chiacchiere, frappe o bugie, cenci.
La polemica nasce perché numerosi supermercati vendono prodotti industriali come dolci da forno “light”, catturando l’attenzione di schiere di consumatori distratti.
Spesso nei prodotti da supermercato campeggia un’invitante scritta “cotti al forno”, ma a detta di Nicola Trentin e Gabriele Paccagnella, rispettivamente presidente del sistema di categoria alimentaristi e delegato dei pasticceri di Confartigianato, si tratta uno specchietto per le allodole, perché la cottura in forno può suonare come “più leggera e più sana”.
I pasticceri padovani, sostenuti da Confartigianato, vogliono chiarire: “Anche i galani cosiddetti cotti al forno sono prima fritti. E poi subiscono un passaggio in forno”.
«Il galano tradizionale, che noi difendiamo», spiega Paccagnella, «è prodotto soprattutto da pasticcerie e forni. Purtroppo ognuno può fare quelle che vuole perché il galano non è tutelato: è inserito in un elenco di alcune centinaia di prodotti agro alimentari tradizionali della regione Veneto, ma senza che sia disciplinato il modo di produrlo, senza che vi sia una ricetta precisa. Così però, si rischia di rovinare una tradizione e un mercato, perciò noi siamo contrari».
E questo è vero, purtroppo, non esista una certificazione, e quindi un disciplinare, a cui attenersi, per cui i produttori possono dare il nome tradizionale anche a dolci “alternativi”. Il disciplinare che vi abbiamo fatto vedere esiste per altri dolci tipici italiani come il Panettone, Pandoro, Amaretto e Savoiardo e dovrebbe essere esteso anche ai dolci tipici del periodo carnevalesco.